Chiara Trifilò
Eroi della sostenibilità

Chiarìa e l’ecologia affettiva che crea connessioni e ispira “famiglia”

Maria Enza Giannetto 

Ho incontrato Chiara Trifilò – presidente della associazione Chiarìa, per caso, in una soleggiata domenica mattina del 2021. Era l’anno dell’incertezza del Covid, quello dei lockdown a intermittenza, della scuola con le mascherine, dell’essere guardinghi e dell’attenti all’untore. Quella domenica, noi tre avevamo deciso di andare verso Vendicari, ma poi, dopo esserci svegliati tardi, abbiamo “ripiegato” verso Monte Ilice. Ne avevo sentito parlare ma non c’eravamo ancora stati, così alle ore 11 (non siamo mattinieri), siamo partiti impostando il percorso verso Casa Capinera.

L’incontro nel bosco con Chiarìa

Non appena abbiamo parcheggiato, Mia, scesa dall’auto comincia a saltellare a ritmo di musica…
E nella radura poco distante scorgiamo un cerchio di persone che suonano i loro strumenti a percussione. Mia non ci pensa un attimo e si inserisce nel gruppo, mentre intravedo la musicoterapeuta Romina Adorno Pincha “a capo” della banda che, velocemente, mi racconta quello che sta succedendo e di far parte dell’associazione Chiarìa Aps indicandomi la presidente Chiara Trifilò. Ed eccola, quel vulcano di nome Chiara – con il piccolo Giorgio impegnato nei suoi giochi in natura e con Adriano ancora nel pancione, pronto, di lì a poco, ad abbracciare il mondo – in compagnia della sua instancabile mamma Rosanna (Danilo quel giorno era impegnato in uno dei suoi corsi di bushcraft sull’Etna). Una presentazione veloce che si trasforma in una valanga di informazioni, di pensieri e di voglia di approfondire. Quella mattina ci siamo salutate con un “ci sentiamo presto”. Uno di quelli a cui spesso non si dà seguito ma che, nel nostro caso, è diventato l’inizio di un percorso nel segno – è proprio il caso di dirlo – dell’ecologia affettiva.

Che cos’è Chiarìa e i suoi obiettivi

Ci sentiamo una prima volta e comincia a raccontarmi come è nata Chiarìa e come si basi su una visione biocentrica della vita e come abbia l’obiettivo di promuovere azioni e progetti capaci di riconnettere l’uomo sia con l’habitat naturale sia come “parte intrinseca” del suo essere. Scopro che l’idea dell’associazione serpeggiava da tempo, ma è stato proprio il Covid e la fine del primo lockdown a fare scattare ancora di più la molla della necessità. E’ stato così che Chiara, europrogettista, insieme con il suo compagno Danilo Jeraci, esperto di montagna e di tecniche sopravvivenza e con la madre Rosanna Correnti (neuropsichiatra infantile) hanno fondato il nucleo centrale dell’associazione attorno al quale si sono poi raccolti tante altre professionalità che condividono la stessa visione della natura come consapevolezza, cura ed ecologia affettiva. Chiara e Danilo mi raccontano delle attività promosse da Chiarìa – laboratori di vera e propria Ecologia affettiva volti a sviluppare relazioni cognitive ed emozionali tra gli esseri umani e il mondo – quelle della cui luce, oggi, non possiamo fare a meno.
Sì perché, Chiarìa evoca proprio la stessa luce del suo significato: una schiarita che dona vita e simboleggia la connessione olistica che esiste fra i diversi livelli del bosco e della Natura, nel susseguirsi di luce e ombra.  Una luminosità che la famiglia di Chiarìa convoglia e trasmette attraverso tutta una serie di attività “naturali”.

Chiarìa, l’associazione che “travolge”

Da quell’incontro fortuito nel bosco e dalla prima telefonata, è stato un turbinio di chiaccherate e scambi di consigli. Chiara, Danilo e i loro bambini ci hanno travolti e accolti con la loro idea di condivisione e ambiente. Un’idea che io e la mia famiglia sposiamo senza remore. Per questo, in questo ultimo anno e mezzo, molti dei nostri impegni di famiglia vengono fissati e scadenzati anche dagli impegni presi con Chiarìa. E come potremmo perdersi giochi campestri, bombardamenti di semi, iniziative di gentilezza, azioni di bonifica e, ovviamente, Viriditas, il festival dell’ecologia affettiva che domenica 16 ottobre ha unito anime, cuori, sogni e progetti tra gli alberi del bosco di Case della Parlata di Adrano. Perché quel vulcano di Chiara (con il sostegno prezioso di Danilo, Rosanna e tutta l’associazione) è capace di attrarre a sé un’energia incredibile, riuscendo a creare collegamenti tra le persone e anche connessioni tra associazioni che, confesso, mai avevo visto partecipare assieme alle medesime iniziative.

Per rendervi conto di quello che dico, basta partecipare a uno degli eventi sognati, immaginati e donati da Chiarìa. Eventi pieni d’energia ed empatia, in cui la voglia di fare prevale sulla demoralizzazione che spesso ci assale quando ci sentiamo impotenti. Eventi in cui si gioca, ci si emoziona, si chiacchera, si fanno conoscenze nel rispetto di tutti gli esseri viventi e, soprattutto, si gettano le basi per trasformare una rete in famiglia…

Ma di questo, vi racconterò dopo.

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